MISTERI DEL DOLORE
Quinto Mistero
Crocifissione e morte di Gesù

I ladroni sono legati sulle croci e vengono portati al loro posto. Urlano, imprecano, maledicono e, specie quando le croci vengono portate presso il buco e li sconquassano facendo segare i polsi dalle funi, le loro bestemmie a Dio, alla Legge, ai romani, ai giudei, sono infernali.
È la volta di Gesù.
Egli si stende mite sul legno. Il boia appoggia la punta del chiodo al polso, alza il martello e dà il primo colpo.
Gesù, che aveva gli occhi chiusi, all’acuto dolore ha un grido e una contrazione, e spalanca gli occhi nuotanti fra le lacrime. Deve essere un dolore atroce quello che prova…. Il chiodo penetra spezzando muscoli, vene, nervi, frantumando ossa……
Maria risponde al grido della Sua Creatura torturata con un gemito che ha quasi del lamento di un agnello sgozzato, e si curva, come spezzata, tenendosi la testa tra le mani.
Gesù per non torturarla, non grida più. La mano destra è inchiodata
Si passa alla sinistra.
Il foro non corrisponde al carpo. Si rassegnano e inchiodano dove possono, ossia fra il pollice e le altre dita, proprio al centro del metacarpo.
Qui il chiodo entra più facilmente ma con maggiore spasimo, perchè deve recidere nervi importanti, tanto che le dita restano inerti, mentre le altre della destra hanno contrazioni e tremiti che denunciano la loro vitalità. La mano sinistra è inchiodata
Ora è la volta dei piedi.
Ora, i due boia che erano seduti sul petto di Gesù si alzano per spostarsi sui ginocchi, dato che Gesù ha un movimento involontario di ritirare le gambe, vedendo brillare al sole il lunghissimo chiodo, lungo il doppio e largo il doppio di quello usato per le mani.
E pesano sui ginocchi scorticati, e premono sui poveri stinchi contusi, mentre gli altri due compiono l’operazione, molto più difficile, dell’inchiodatura di un piede sull’altro, cercando di combinare le due giunture dei tarsi insieme.
Per quanto guardino e tengano fermi i piedi, il piede sottoposto si sposta per la vibrazione del chiodo e lo devono schiodare invertendo la posizione, ossia mettendo sotto il piede destro e sopra il sinistro.
E picchiano, picchiano, picchiano…. Non si sente che l’atroce rumore del martello sulla testa del chiodo, perchè tutto il Calvario non è che occhi e orecchie tese, per raccogliere atto e rumore e gioirne…..
Sul suono aspro del ferro è un lamento in sordina di Colomba: il gemere roco di Maria , che sempre più si curva, ad ogni colpo, come se il martello piegasse Lei, la Madre Martire.
I piedi sono inchiodati
Ora la croce è strascinata presso il buco e rimbalza, scuotendo il povero Crocifisso, sul suolo ineguale. Viene issata la croce, che sfugge per due volte a coloro che la alzano e ricade una volta di schianto, un’altra sul braccio destro della stessa, dando un aspro tormento a Gesù, perchè la scossa subita smuove gli arti feriti.
Ma quando poi la croce viene lasciata cadere nel suo buco e, prima di essere assicurata con pietre e terriccio, ondeggia in tutti i sensi, imprimendo continui spostamenti al povero Corpo sospeso a tre chiodi, la sofferenza deve essere atroce.
Tutto il peso del corpo si sposta in avanti e in basso, e i buchi si allargano, specie quello della mano sinistra, e si allarga il foro nei piedi mentre il Sangue spiccia più forte.
E se quello dei piedi goccia lungo le dita per terra e lungo il legno della croce, quello delle mani segue gli avambracci e riga anche le coste scendendo dall’ascella verso la cintura.
La corona, quando la croce ondeggia prima di essere fissata, si sposta, perchè il Capo ribatte all’indietro, conficcando nella nuca il grosso nodo di spini che termina la pungente corona, e poi torna ad adagiarsi sulla Fronte e graffia, graffia senza pietà.
Finalmente la croce è assicurata e non c’è che il tormento di essere appeso.
Issano anche i ladroni.
Gesù tace.
La folla non tace più, invece. Ma riprende il suo vocio infernale.
Longino vede Maria .
Chiama uno dei soldati che giuocano a dadi e gli dice:
Se la Madre vuole salire col figlio che l’accompagna, venga. Scortala e aiutala.
E Maria con Giovanni, creduto “figlio”, va ai piedi della croce ma un poco scosta per essere vista e per vedere il suo Gesù
Il ladrone di sinistra continua gli insulti dalla sua croce. L’altro ladrone, che è a destra ed ha quasi ai piedi Maria , e la guarda quasi più che non guardi Cristo, e da qualche momento piange mormorando:
la Madre , dice: Taci. Non temi Dio neppure ora che soffri questa pena? È in un supplizia ancor più grande del nostro. E non ha fatto nulla di male.
I giudei non cessano di insultare, e il ladrone impenitente fa eco. L’altro, che ora guarda con sempre maggiore pietà la Madre e piange, lo rimbecca aspramente quando sente che nell’insulto è compresa anche Lei.
Taci. Ricordati che sei nato da una donna. E pensa che le nostre han pianto per causa dei figli. E furono lacrime di vergogna…. Perchè noi siamo delinquenti. Le nostre madri sono morte… Io vorrei poterle chiedere perdono…. Ma lo potrò? Era una santa…… L’ho uccisa col dolore che le davo….. Io sono un peccatore….. Chi mi perdona?
Madre , in nome del Tuo Figlio morente, prega per me.
Disma piange più forte. Cosa che scatena ancora di più gli scherni della folla e del compagno.
Gesù parla per la prima volta:
Padre, perdona loro perchè non sanno quello che fanno!.
Questa preghiera vince ogni timore in Disma.
Osa guardare il Cristo e dice:
Signore, ricordati di me quando sarai nel Tuo Regno. Io è giusto che qui soffra. Ma dammi misericordia e pace oltre la vita. Una volta ti ho sentito parlare e, folle, ho respinto la Tua Parola. Ora me ne pento. E dei miei peccati me ne pento davanti a Te, Figlio dell’Altissimo. Io credo che Tu venga da Dio. Io credo nel Tuo potere. Io credo nella Tua misericordia. Cristo, perdonami in nome di Tua Madre e del Tuo Padre Santissimo.
Gesù si volge e lo guarda con profonda pietà, ed ha un sorriso ancora bellissimo sulla povera bocca torturata:
Io te lo dico oggi tu sarai meco in Paradiso.
Gesù, nella Sua debolezza mormora il Nome che prima ha solo detto nel fondo del cuore:
Mamma!.
Lo mormora piano, come in un sospiro, quasi fosse già in un lieve delirio che gli impedisca di trattenere quanto la Volontà vorrebbe trattenere.
E Maria , ogni volta, ha un atto infrenabile di tendere le braccia come per soccorrerlo.
In una luce crepuscolare e paurosa che Gesù dà a Maria Giovanni e a Giovanni Maria .
Curva il capo, poichè la Madre si è fatta più sotto alla croce per vederlo meglio, e dice:
Donna, ecco tuo figlio. Figlio, ecco tua Madre .
E a questo cielo chiuso, compatto, basso, simile ad una enorme lastra di lavagna scura, Egli grida a gran voce:
Eloi, Eloi, lamma scebacteni!
L’oscurità si fa ancora più fitta. Gerusalemme scompare del tutto. Lo stesso Calvario pare annullarsi nelle sue falde. Solo la cima è visibile, quasi che le tenebre la tengano alta a raccogliere l’unica e l’ultima superstite luce, posandola come per un’offerta, col Suo trofeo divino, su uno stagno di onice liquida, perchè sia vista dall’amore e dall’odio.
E dalla luce non più luce viene la voce lamentosa di Gesù:
Ho sete!
Un soldato va ad un vaso dove i satelliti del boia hanno messo dell’aceto col fiele. Prende la spugna immersa nel liquido, la infila su una canna sottile eppure rigida, che è già pronta lì presso, e porge la spugna al Morente. Gesù si tende avido verso la spugna che viene. Gesù, che ha succhiato avidamente l’aspra e amara bevanda, torce il capo, avvelenato dal disgusto di essa. Un silenzio.
Poi, netta nell’oscurità totale, la parola:
Tutto è compiuto!
e poi l’ansito sempre più rantoloso, con pause di silenzio fra un rantolo e l’altro, sempre più vaste. Ancora un silenzio. Poi, pronunciata con infinita dolcezza, con ardente preghiera, la supplica:
Padre, nelle tue mani raccomando lo spirito mio!
Ancora un silenzio. Si fa lieve anche il rantolo. È appena un soffio limitato alle labbra e alla gola.
Poi, ecco, l’ultimo spasimo di Gesù. Una convulsione atroce. La testa ricade sul petto, il corpo in avanti, il fremito cessa, cessa il respiro.
È spirato
La Terra risponde al grido dell’Ucciso con un boato pauroso. Per tre volte si ripete il terremoto e l’aeromoto, e poi si fa l’immobilità assoluta di un mondo morto. Solo dei lampi, ma senza tuono, rigano ancora il cielo e illuminano la scena dei giudei fuggenti in ogni senso, con le mani fra i capelli, o tese in avanti, o alzate al cielo, schernito fino allora e di cui ora hanno paura.
Maria alza il capo dal petto di Giovanni e guarda il Suo Gesù. Lo chiama, perchè mal lo vede nella poca luce e coi suoi poveri occhi pieni di pianto.
Tre volte lo chiama: Gesù! Gesù! Gesù!
È la prima volta che lo chiama per nome da quando è sul Calvario.
Giovanni, abbraccia Maria e cerca allontanarla dicendo:
Non soffre più.
Ma, prima che l’apostolo termini la frase, Maria , che ha capito, gira su se stessa, si curva ad arco verso il suolo, si porta le mani agli occhi e grida:
Non ho più Figlio!
Longino si accosta a Giovanni e gli dice piano alcune parole. Poi si fa dare da un soldato una lancia.
Longino si pone davanti al Crocifisso, studia bene il colpo e poi lo vibra.
La larga lancia penetra profondamente da sotto in su, da destra a sinistra.
È fatto, amico, dice Longino e termina:
Meglio così. Come a un cavaliere. E senza spezzare ossa….. Era veramente un Giusto!
Dalla ferita geme molt’acqua e un filino appena di sangue